28 Marzo 2024 - 09:24:11

di Redazione

“Il decreto approvato, a sorpresa, dal Consiglio dei ministri rappresenta l’ennesimo durissimo colpo al settore delle costruzioni. Cancellare la cessione del credito e lo sconto in fattura alle residue fattispecie per i Bonus edilizi che ancora potevano utilizzare l’opzione evidenzia un grave approccio del Governo nei confronti di un comparto che assicura un contributo rilevante all’economia del Paese”.

Lo scrive la Cna nazionale alla luce del decreto legge che introduce misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali con nuove limitazioni sui bonus edilizi.

Cna sottolinea come il provvedimento colpisca gli interventi che riguardano gli enti del terzo settore e quelli di ricostruzione nelle zone colpite da terremoti.

“Si tratta di lavori che hanno un elevato valore sociale e un limitato impatto sui conti pubblici, per cui è incomprensibile la decisione del Consiglio dei ministri – aggiunge la nota – Inoltre, l’esecutivo continua a produrre norme restrittive nei confronti del settore delle costruzioni, generando caos e incertezza per le imprese e i committenti. La nuova stretta avrà pesanti effetti sul settore che si stava adeguando alle residue opportunità previste nell’ultima Legge di Bilancio. In mancanza del testo del provvedimento è impossibile conoscere se, a esempio, contratti già firmati potranno continuare a utilizzare l’opzione della cessione del credito. L’ennesimo giro di vite e la disordinata exit strategy dal Superbonus rischiano di gettare nuovamente il settore delle costruzioni in una crisi pesante”.

La questione dei bonus ha generato una levata di scudi bipartisan.

Il sindaco Pierluigi Biondi e del presidente della Regione Marco Marsilio che in una nota hanno chiesto “mantenere gli incentivi previsti per i bonus edilizi nelle aree colpite dai terremoti 2009 e 2016-17 per non compromettere i processi di rinascita in atto”.

Il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci, sottolineando che il provvedimento rappresenta una mannaia per le aree colpite dal sisma, ha invitato tutti “a una mobilitazione generale”, mente il Pd aquilano ha parlato di “schiaffo all’Abruzzo”.

“Da ieri siamo a lavoro con i parlamentari abruzzesi e delle altre regioni interessate, in sinergia con il Commissario alla Ricostruzione Guido Castelli. Stiamo lavorando insieme per scongiurare che le aree del Cratere rientrino in questo decreto. In questo senso, con il collega Sigismondi, ho incontrato in giornata il ministro Giancarlo Giorgetti per spiegare quelle che sono le nostre ragioni. Il Ministro si è dimostrato molto vicino alle nostre posizioni. Ci stiamo muovendo al massimo delle nostre possibilità”, ha affermato il senatore di Fi Guido Liris.

“Con questo provvedimento verrebbe penalizzato il Cratere ed è facilmente immaginabile cosa significherebbe nell’ambito della Ricostruzione – osserva Liris – Verranno studiati gli opportuni cambiamenti in queste ore che separano il Consiglio dei Ministri dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Altrimenti lavoreremo per migliorare il provvedimento in commissione, in vista della conversione”.

“Abbiamo raccolto gli appelli di sindaci, commercialisti, costruttori e cittadini che si rivolgono a noi chiedendo spiegazioni. Noi continueremo a fare il nostro lavoro. È evidente che c’è una Ragioneria dello Stato che ha visto splafonare in maniera importante i conti e va sottolineato che questa misura è temporanea, nell’attesa di capire come meglio regolamentare uno strumento evidentemente concepito malissimo. Il terremoto comunque non può essere parte integrante di questo tipo di provvedimento e noi continueremo a lavorare per evitarlo”, conclude Liris.

Mentre il consigliere comunale Livio Vittorini, delegato del Comune agli incentivi per le imprese del cratere, ha parlato di scelta da rivedere “per non penalizzare il territorio”.

La città e la sua rinascita viene, sempre, prima di tutto. Non accettiamo lezioni da chi ha trasformato lo strumento in un boomerang pericoloso ed illiquido per imprese e professionisti.

“Nell’ambito della ricostruzione privata post sisma 2009 (e 2016) il superbonus non può essere inteso nelle forme ordinarie – dichiara Vittorini – ma come strumento a copertura delle somme in accollo ai proprietari degli immobili danneggiati. Ciò al fine, unico ed ultimo, di non lasciare incompleti gli interventi della ricostruzione, laddove la normativa specifica non garantisce la completa copertura economica degli interventi. Nel corso del 2023 la misura del superbonus è stata rivista dal Governo con il decreto-legge n. 11 – prosegue Vittorini – ma per le aree colpite dai sismi sono state fatte salve le disposizioni precedenti al fine di non pregiudicare i processi della ricostruzione grazie al lavoro dei rappresentanti governativi di Fratelli d’Italia”.

“Se le suddette agevolazioni del superbonus dovessero essere eliminate – chiarisce il Presidente della Prima Commissione consiliare – si verrebbe a creare una criticità nei processi di ricostruzione, con il rallentamento o il blocco delle attività in alcuni casi, considerando che per il sisma 2009 non è più possibile presentare una nuova istanza di contributo. Per tale ragione, se venisse a mancare l’applicazione del superbonus, si dovrebbe provvedere ad una modifica normativa per consentire, a coloro che hanno rinunciato al contributo sisma per il superbonus rafforzato, di poter presentare una nuova istanza senza la quale rimarrebbero con gli immobili danneggiati dal sisma. In termini economici nel corso del 2023 sono stati erogati contributi per la ricostruzione del cratere del 2009 (relativo al Comune dell’Aquila ed ai Comuni del cratere) per un importo totale di 562 milioni; con una stima in tema di ricorso agli incentivi fiscali previsti con il superbonus pari a circa 110milioni, comprensiva dell’incidenza del superbonus rafforzato nell’ordine di 20 milioni”.

“Per quanto riguarda l’anno in corso, visto l’attuale trend, si stima per il 2024 un costo, maggiorato, in ragione di 150 milioni di euro peraltro coperti finanziariamente dagli accordi in essere che il Comune dell’Aquila ha opportunamente sottoscritto con primari istituti di credito e che possono essere ampliati – conclude – E’ evidente che i numeri degli impegni economici del superbonus sul cratere della ricostruzione 2009 siano molto esigui rispetto ai dati dei costi segnalati dal MEF sul panorama nazionale, derivanti da altre fattispecie diverse da quelle applicate nei territori colpiti dai sismi; questo è il tema principale da portare all’attenzione della Ragioneria dello Stato così come l’evidenza degli enormi benefici socio-economici deriva te dall’utilizzo dello strumento nei nostri territori. Siamo, pertanto, a lavoro con i nostri parlamentari per il mantenimento della misura del superbonus nei territori colpiti dai sismi e, nei casi riconducibili alle ipotesi previste dall’art. 119, comma 8-ter del decreto legge n. 34 del 2020, per il mantenimento dello sconto in fattura e della cessione del credito di imposta. Ad ogni costo va evitato un blocco significativo agli interventi, con le inevitabili ricadute, non solo in termini di fermo delle attività edilizie, ma anche come compromissione della ripresa delle attività e dello sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009″.

Sulla questione è intervenuto anche Enrico Ricci presidente Ance Abruzzo

“Il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri nella serata del 26 marzo, nel testo ad oggi disponibile, arriva come un fulmine, seppur non possiamo dire a ciel sereno perché già alle prese con uno scenario in continua involuzione che aveva inficiato il buon andamento dei lavori e messo in pericolo la tenuta delle imprese oltre che attaccare la valenza del bene casa ed innescare paradossali contenziosi tra vittime del sistema. Pensavamo così di aver esaurito il giro sulle montagne russe ma, purtroppo, siamo stati smentiti perché il Decreto spazza via anche le legittime aspettative per i nuovi lavori da parte di coloro che speravano di poter ricostruire la propria abitazione danneggiata dal sisma, per l’eliminazione delle residue fattispecie per le quali risultava ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito, in luogo delle detrazioni”, ha scritto in una nota.

Da parte nostra – ha aggiunto – abbiamo sempre mostrato un approccio collaborativo e di comprensione per la messa punto, prima, e poi per la chiusura ordinata della stagione superbonus, visto il nuovo orientamento del Governo, e le imprese, nonostante tutti gli ostacoli, stavano operando con grande senso di responsabilità per portare avanti i lavori. Fino al mese scorso, avevamo continuato a sostenere la necessità di prevedere una exit strategy adeguata, nel rispetto degli accordi assunti tra le parti, in modo da poter concludere i lavori in avanzato stato di definizione al 31 dicembre 2023, mentre, ora, ci ritroviamo davanti uno scoglio insormontabile perché, di fatto, si condannano i Crateri a
scontare una pena che ha il sapore della beffa. Questo è un ardire incauto, un modus operandi che abbiamo sempre stigmatizzando reclamando una programmazione seria e trasparente della procedura nel rispetto dei molteplici interessi meritevoli di tutela coinvolti, primo fra tutti la credibilità delle istituzioni. Lanciamo un appello al buon senso affinché il Governo faccia un passo di lato, se non indietro, per cancellare una previsione scellerata che, nel maldestro tentativo di salvare i conti pubblici, sancisce, di
fatto, la resa dello Stato di fronte al terremoto. In tal senso, ci siamo subito attivati per sensibilizzare i rappresentanti politici ed istituzionali ai vari livelli, abbiamo trovato ampia condivisione di intenti e rassicurazioni circa l’intensa attività in corso per stralciare, sin da subito, l’infausta previsione per i Crateri”.

“La decisione improvvisa del Governo, assunta ancora una volta senza confrontarsi con le realtà locali, di intervenire sul cosiddetto Superbonus eliminando tutti i benefici, e questo anche per le aree del cratere, rischia di avere effetti pesantissimi sulla ricostruzione”.

Così il Presidente Anci Abruzzo e coordinatore delle quattro Anci regionali del cratere Gianguido D’Alberto.

“Con questo provvedimento, sul quale si è intervenuti ancora una volta con un decreto legge, vengono ignorate le aree del cratere e la fiducia delle nostre comunità – prosegue D’Alberto – per questo, chiediamo con forza al Governo di tornare immediatamente sui propri passi. In caso contrario rischiamo che la ricostruzione, che oggi è finalmente entrata in una fase decisiva, grazie all’enorme lavoro messo in campo dalla struttura commissariale, in continuità tra l’ex commissario Giovanni Legnini e l’attuale commissario Guido Castelli, con la spinta decisiva dei sindaci, si blocchi nuovamente. Come primi cittadini, nel ribadire che la ricostruzione del Centro Italia deve restare prioritaria nell’agenda di Governo, non siamo disposti ad accettare questa situazione e se non si dovesse modificare il Decreto siamo pronti a mobilitarci a difesa delle nostre comunità”.

Il Presidente Anci Abruzzo, invita i parlamentari delle quattro regioni del cratere a far sentire la voce dei territori, sottolinea come lo stop a cessioni del credito e sconti in fattura per le zone colpite dal terremoto del 2016 rappresenterebbe una mannaia per cittadini e imprese, come peraltro rilevato dalle stesse associazioni del settore edile.

“Senza lo sconto in fattura e la cessione del credito in moltissimi casi sarà praticamente impossibile proseguire sulla strada della ricostruzione – prosegue D’Alberto – in quanto verrà a mancare la copertura economica completa degli interventi. Quando si prendono provvedimenti che vanno ad incidere così pesantemente sulla ricostruzione non si può evitare il confronto con le realtà locali, con le parti sociali, con quelle comunità con le quali sono stati assunti impegni importanti. La fiducia dei cittadini verso le istituzioni deve trovare dei riscontri concreti. Con questo decreto legge quella fiducia non può che venir meno e come sindaci, per le nostre comunità, non possiamo permetterlo”